Dopo Salvador, Platoon, JFK, Wall Street, il regista americano Oliver Stone ha presentato recentemente a Venezia
South of the border (A sud del confine). Una pellicola che ripercorre, nel Sud America, le fasi che hanno visto le amministrazioni di destra cedere il passo alle amministrazioni di sinistra , proprio nel periodo in cui vigeva l'aggressiva e invasiva presidenza Bush.
Lula da Silva, Cristina Kirchner e suo marito Nestor, Rafael Correa, Fernando Lugo, Raul Castro e soprattutto Hugo Chavez.
Il perchè di questa scelta cinematografica ce la spiega lo stesso Stone in un'intervista a Gianni Minà: "Molti dei paesi latinoamericani che hanno recentemente conquistato un’indipendenza reale sono scorrettamente indicati da settori del nostro governo e da parte della stampa miserevolmente asservita come “non democratici”, perchè le loro nuove scelte economiche e politiche nuociono ai nostri interessi. Tutto questo è insopportabile e bisogna avere la forza di denunciarlo”.
Chavez ha ad esempio iniziato ad operare per il rafforzamento dell'OPEP (l'Organización de Países Exportadores de Petróleo; ovvero l OPEC), anche grazie al miglioramento delle relazioni diplomatiche con tutti i paesi membri. A livello continentale Chávez domanda un'integrazione dei paesi latino-americani da effettuarsi anche mediante l'ALBA (Alternativa Bolívariana para América Latina y el Caribe) costituita in contrapposizione all' ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) voluta dagli USA. Ma pare più che evidente che l'amicizia tra Venezuela e Cuba (che vede ad esempio lo scambio tra la fornitura di petrolio venezuelano a prezzi vantaggiosi ed il supporto della competenza medica cubana nell'ambito dei piani di miglioramento delle condizioni sanitarie del Venezuela ed altri paesi sudamericani) viene vista con sospetto dagli Stati Uniti ed utilizzata dall'opposizione per discreditare Chávez.
Stone si aggiunge quindi al filone dei registi che si spingono "oltre", fino a sostituirsi al lavoro che un tempo era svolto da giornalisti e saggisti, come ad esempio Michael Mooore e Soderbergh (che ha recentemente ricostruito e smentito tutte le invenzioni montate ai danni di Ernesto "Che" Guevara).
I media italiani hanno ignorato il perchè della presenza di Hugo Chavez, arrivando a titolare cose come "Il feroce caudillo venezuelano, ospite del regista Oliver Stone, che lo celebra in un film e dimentica la ferocia del regime”. Eppure sarebbe ora di chiedersi quali sono realmente questi eccidi commessi da Chavez.
Riporto di seguito quanto indicato da Minà a proposito di Chavez: " [...] è il protagonista di un percorso politico che lo ha visto prevalere dodici volte in altrettante consultazioni elettorali o referendarie negli ultimi undici anni. E’ un dato, questo, che per chiarezza dovrebbe tenere in conto anche una parte della sinistra italiana, prevenuta sulla politica del presidente venezuelano, malgrado i successi sociali che gli organismi internazionali gli riconoscono. Una volta Gad Lerner ha detto in tv “Chavez non ci piace”. Giudizio legittimo, che però suggerisce una domanda: il voto è forse uno strumento che vale solo quando vince il candidato che ci piace?
Non sono stati denunciati brogli alle ultime elezioni in Venezuela ben controllate dagli Stati Uniti nella persona dell'ex presidente Jimmy Carter.
Quando, nell’aprile del 2002, con l’appoggio del governo Bush e della Spagna di Aznar, l’oligarchia locale e perfino parte della Chiesa tentò il colpo di stato contro il suo governo democraticamente eletto, nelle ore drammatiche di quell’accadimento, le TV, per il 95% in mano all’imprenditoria privata, ostile a Chavez, incitavano all’eversione o, nel migliore dei casi, con nessun rispetto per i cittadini, trasmettevano cartoni animati.
Poi, nel tempo, le licenze di molte emittenti televisive e radiofoniche sono scadute e, come sarebbe successo negli Stati Uniti e ovunque, a quelle che incitavano all’eversione e all’assassinio del presidente, il permesso non è stato rinnovato. Eppure il 90% delle emittenti è rimasto, in Venezuela, in mano all’opposizione.