Fa rabbia accorgersi che certi atteggiamenti stanno diventando abitudini. Vere e proprie regole di condotta di furbi politicanti sotto mentite spoglie di imprenditori illuminati.
Fa rabbia sapere che prima o poi correggeranno le loro dichiarazioni, ma intanto hanno "mediaticamente" detto quello che pensavano, correggerlo o meno è solo una formalità.
Fa rabbia sapere che la prospettiva politica di questi timonieri di Stato è una sistematica caccia ai capri espiatori: gli statali, gli immigrati, gli zingari, i pm (!!!).
Fa rabbia leggere certe cose e rendersi conto che questo post-fascismo in giacca e doppio petto è in una fase bulimica: le seducenti metamorfosi del Presidente della Camera, a quando la foto con accanto una contadina che lavora il grano? E poi i "giri di vite" del Ministro Brunetta ... boccate d'ossigeno per i nostalgici.
Fa rabbia pensare che stanno solo divorando le meningi e attentando le capacità cognitive di un popolo, che ancora non si è reso conto di essere in balia di una lotta per la sopravvivenza.
No, non parlo di pasti caldi, non parlo di tetti e nemmeno di salari (che seppur bassi continueranno ad esserci), ma della sopravvivenza della propria identità.
Quando la reazione ad una vita stressante e frenetica, figlia delle massimizzazioni aziendali e del consumismo a credito, si traduce in paura di chi ci passa accanto, paura che un collega possa lavorare di meno noi, paura che non si punisca duramente un reato , paura di diventare l'ultimo di una piramide sociale, allora si è perso qualcosa di se stessi. Qualcosa di antico, di profondo, legato al nostro sentimento più intimo nei confronti della vita: la libertà.
Da reietto della politica, da comunista quale sono, vorrei sapere come mai si stanno studiando tutte le modalità possibili per punire quelli che lavorano troppo poco e non viene mai vagliata la possibilità di punire quelli che fanno lavorare troppo?
Ho lavorato per 6 anni, 10 ore al giorno e me ne retribuivano 8.
Ho una naturale propensione politica per una giustizia uguale per tutti.
Davvero riuscireste a farmene una colpa?
martedì 24 novembre 2009
mercoledì 18 novembre 2009
Lettere da un cittadino
Da La Repubblica.it
SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.
Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
ROBERTO SAVIANO
FIRMA LA PETIZIONE
SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul "processo breve" e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.
Con il "processo breve" saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare così anche la speranza di chi da anni attende giustizia.
Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E' una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
ROBERTO SAVIANO
FIRMA LA PETIZIONE
sabato 14 novembre 2009
Io sto con google...
Pestaggi di Stato, Leggi di Stato per alcuni (il solito) dello Stato, linee dure, la messa in scena della meritocrazia, il debito pubblico di scorta (da destinare ai nipoti dei nipoti), il "tutto va bene" stampato sulla fronte e sulle arcate superiori dei sorrisi ...e poi....gli sfiancanti silenzi mediatici.
Da VoMitO....
Molto meglio il messaggio che Google lancia ai suoi utenti oggi.
Da VoMitO....
Molto meglio il messaggio che Google lancia ai suoi utenti oggi.
venerdì 6 novembre 2009
Una grande speranza
Ho fatto una scoperta deliziosa in giardino: nascosto negli anfratti intricati di un albero di arance c'era un arancio. Ma non uno qualunque, sto parlando di un grande arancio, ma grande davvero, almeno il triplo dei suoi fratelli. Eccolo qui....
Potrebbe sembrare la cosa più stupida da riportare su un blog, ma se pensate che quest'albero non è stato mai nutrito da fertilizzanti, nè difeso da pesticidi, nè tanto meno curato da alchimisti giardinieri e che ha bevuto solo acqua, tra l'altro piovana, il fatto acquista un significato diverso. E' stata per me un 'esperienza, se così posso chiamarla, tra il commovente e la sorpresa.
Ho visto la natura dire la sua con forza e imporsi, alle falde del Vesuvio, sotto un cielo di sole misto a veleni. Ho visto la natura più forte, capace di questo e chi sa cos'altro.
E questo mi ha reso felice.
Ho battezzato l'albero di arance: l'albero di buona speranza
Potrebbe sembrare la cosa più stupida da riportare su un blog, ma se pensate che quest'albero non è stato mai nutrito da fertilizzanti, nè difeso da pesticidi, nè tanto meno curato da alchimisti giardinieri e che ha bevuto solo acqua, tra l'altro piovana, il fatto acquista un significato diverso. E' stata per me un 'esperienza, se così posso chiamarla, tra il commovente e la sorpresa.
Ho visto la natura dire la sua con forza e imporsi, alle falde del Vesuvio, sotto un cielo di sole misto a veleni. Ho visto la natura più forte, capace di questo e chi sa cos'altro.
E questo mi ha reso felice.
Ho battezzato l'albero di arance: l'albero di buona speranza
mercoledì 4 novembre 2009
L'Europa di chi?
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha sentenziato che la presenza del crocifisso nelle aule delle nostre scuole va contro la libertà di religione nelle scuole.
Le reazioni a questa sentenza mostrano in modo plateale la pochezza, la superficialità e quella dose di populismo (che attribuiscono ad altri) che ben contraddistingue i nostri governanti (opposizione inclusa).
La sentenza riconosce il crocifisso come proprio del cattolicesimo cristiano e in questo limitante per chi osserva altre religioni. Le voci del coro nostrano, invece, hanno gridato allarmate che questa sentenza lede alle nostre tradizioni, aldilà del fatto cristiano. Sarebbe a dire che il crocifisso è un oggetto d'arredamento?
Meglio e intellettualmente qualificante sarebbe stato discutere, argomentare, opporsi alla sentenza con una difesa della propria idea e principio, invece di lanciare frasi finto-laiche e slogan scandalizzati come - è una stronzata!- del senatore in camicia verde.
Ma forse tutto questo è solo l'ennesimo tentativo di distogliere l'attenzione da cose molto più gravi. Io stesso nello scrivere mi accorgo di perdere del tempo. In fondo ogni Scuola potrebbe risolversi "il problema" delegando al voto i genitori degli alunni o gli alunni stessi. Sarebbe libertà anche questa, di esprimere la propria opinione, di sentirsi cittadini italiani, membri della comunità europea (anche quando non si decide di economia e finanza)
Le reazioni a questa sentenza mostrano in modo plateale la pochezza, la superficialità e quella dose di populismo (che attribuiscono ad altri) che ben contraddistingue i nostri governanti (opposizione inclusa).
La sentenza riconosce il crocifisso come proprio del cattolicesimo cristiano e in questo limitante per chi osserva altre religioni. Le voci del coro nostrano, invece, hanno gridato allarmate che questa sentenza lede alle nostre tradizioni, aldilà del fatto cristiano. Sarebbe a dire che il crocifisso è un oggetto d'arredamento?
Meglio e intellettualmente qualificante sarebbe stato discutere, argomentare, opporsi alla sentenza con una difesa della propria idea e principio, invece di lanciare frasi finto-laiche e slogan scandalizzati come - è una stronzata!- del senatore in camicia verde.
Ma forse tutto questo è solo l'ennesimo tentativo di distogliere l'attenzione da cose molto più gravi. Io stesso nello scrivere mi accorgo di perdere del tempo. In fondo ogni Scuola potrebbe risolversi "il problema" delegando al voto i genitori degli alunni o gli alunni stessi. Sarebbe libertà anche questa, di esprimere la propria opinione, di sentirsi cittadini italiani, membri della comunità europea (anche quando non si decide di economia e finanza)
lunedì 2 novembre 2009
Addio Poetessa
E' morto (anche se non scomparirà mai) un pezzo di Poesia
La verità è sempre quella,
la cattiveria degli uomini
che ti abbassa
e ti costruisce un santuario di odio
dietro la porta socchiusa.
Ma l'amore della povera gente
brilla più di una qualsiasi filosofia.
Un povero ti dà tutto
e non ti rinfaccia mai la tua vigliaccheria.
Alda Merini, da "Terra d'amore"
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